venerdì 20 maggio 2016

25 marzo 2014

Come ti senti?

Non mi sento, è questo il problema.
E' un bel pò che non so più cos'ho,
non trovo la canzone giusta, la pettinatura giusta, il trucco adatto, l'abito su misura, 
e sopratutto la vi(t)a che fa per me.
Tutto mi appare così insignificante e terribile da vivere, 
forse sono davvero brava a fingere la felicità e il mio solito desiderio di libertà.
Quel cibo che non nutre più,
quella figura davanti allo specchio che ripudi con tutta la cattiveria che puoi, 
quello sguardo così basso e triste,
quella voce che canta sconfitta i suoi sogni.

Forse la vita avrebbero dovuto spiegarcela diversamente. 
Forse senza tanti film dai mille lieti fine, 
dalle innumerevoli canzoni che insegnano qualcosa.
Forse avrebbero solo dovuto dirci che ci capiterà l'imprevedibile e che probabilmente ogni nostra ambizione verrà sostituita con qualcos'altro con il quale saremmo obbligati a conviverci tutta la vita.

3 aprile 2014

E se tu non fossi la protagonista della tua vita?

E se tu fossi il mostro?
E se per te non ci fosse nessun lieto fine, 
dimmi, come continueresti a vivere?

Beati quelli che vedono solo il positivo anche in mezzo a un oceano di dolore. 
Beati quelli che ogni caduta è un nuovo inizio. 
Beati quelli che non hanno paura degli ostacoli, ma al contrario li prendono come delle sfide. 
Beati quelli che hanno occhi che non vedono il male. 
Beati quelli che mentre tutto crolla, loro sono ancora in piedi con il sorriso. 
Beati quelli che sanno parlare, che sanno esprimere ogni emozione, che non temono di far vedere quello che sono veramente. 
Beati quelli che prendono ogni decisione con il cuore senza ascoltare la mente. 
Beati quelli che sanno proiettare la loro vita lontana nel tempo. 
Beati quelli che sanno ancora piangere. 

mercoledì 18 maggio 2016

Quanto si cambia in pochi mesi?

Quanto cambiano i pensieri?
Quante volte ci sentiamo incompleti e poi pieni d'orgoglio?
Quante volte abbiamo provato lo sconforto di sentirci uno schifo e poi pieni di forza e autostima?
A me è capitato esattamente quasi due anni fa. 
Non mi sono accorta subito di essere finalmente uscita dalla bulimia. Forse provavo un'insolita sensazione d'imbarazzo verso me stessa quando mi scrutavo allo specchio. 
Non sapevo che cosa volesse dire vivere, finché non cominciai a rendermi conto che avevo smesso di preferire di rimanere chiusa in una stanza da letto. 
Iniziai a vedere la mia vita non più come un danno irreparabile, ma come una nuova occasione per riprendermi dai meandri oscuri che si erano impossessati di me troppo a lungo. 
A poco a poco, i giorni si trasformarono in settimane e io mi sentivo più leggera e meno pesante, e non parlo solo dell'aspetto fisico. 
Quello che contava davvero era preparare la mia mente verso la guarigione. Il corpo veniva dopo. Perché se non si sta bene psicologicamente, come si può pretendere di guarire?
Anche la musica sembrava diversa alle mie orecchie. 
Prima l'ascoltavo per affondare ancora più in profondità. Adesso per immedesimarmi, per compagnia, per stare bene, per essere felice. 
Ho smesso anche di punirmi e di reputarmi una fallita. 
Non so come abbia fatto, ma è capitato.
Qualcuno mi aveva anche chiesto se cancellerei il mio passato da bulimica. Io ho risposto di no. 
Forse potreste pensare che l'abbia detto per puro masochismo, ma non è affatto così. 
Non dico certo che mi sia piaciuto vivere da malata per tanti anni, cancellando la possibilità di godermi l'adolescenza come qualsiasi giovane meriterebbe. 
La malattia mi ha trasformata, mi ha reso più forte, mi ha insegnato che nella vita non c'è niente di peggio che perdere il controllo di sé stessi, di non sapersi orientare, di rimanere fermi sempre sulla soglia di casa con la paura di oltrepassarla per vedere cosa ci può essere di migliore. 
Insieme alla bulimia io sono cresciuta. Anzi, mi ha costretta a crescere. Più degli altri. Più dei miei coetanei, i quali avevano sciocche preoccupazioni rispetto alle mie. 
Loro si occupavano di organizzare feste e io organizzavo le mie gite indisturbate al frigorifero e dispensa. 
Loro si divertivano a scattarsi fotografie sulla riva di un fiume, io mi nascondevo tra i muri blu della stanza da letto. 
Loro gioivano di un ottimo voto in un'interrogazione a scuola, io speravo di farcela a non ricadere nelle abbuffate. 
Loro si svegliavano assonnati, io insonne e reduce da una serata passata in lacrime e contornata da schifezze di ogni genere alimentare. 
Loro li vedevo liberi, e io imprigionata. 
Non incoraggio in alcun modo la bulimia, e nemmeno inviterei il peggior nemico a conviverci. 
Non sai quando entra e nemmeno quando esce, finché non ti rendi conto di essere depressa e improvvisamente fiera di te stessa. 
Solo adesso posso dichiarare di esserne guarita, a distanza di due anni. 
La ripresa è stata dura.
Ho dovuto ricominciare a mangiare, perché non sapevo più cosa volesse dire alimentarsi in maniera salutare.
 
Ho imparato ad interpretare le mie emozioni per quello che erano davvero, e non a portarle sotto i riflettori del cibo consolatorio. 
Ho dovuto piangere se mi veniva da piangere. 
Ho dovuto urlare se dovevo arrabbiarmi. 
Ho anche cacciato alcune persone deleterie per la mia guarigione. Sì, e non me ne sono pentita. 
E infine, ho accettato di essere come sono. 
Ho accettato di aver avuto vizi pesanti. 
Ho accettato, dopo la ripresa, di aver trascorso parecchi mesi in compagnie sbagliate che mi hanno accompagnato verso strade pericolose. 
Ho accettato la mia testardaggine, la mia durezza di pensieri. 
Non racconto quest'ultima parte con fierezza, ma negare di aver avuto una ripresa facile è una bugia. 
Tra poco sarò una mamma, e tutto l'amore che ho racchiuso nel mio cuore lo dedicherò a lui e al mio compagno. 
E la mia personalità vulnerabile e folle non cambierà verso gli altri.

La verità è che non voglio fingere di essere una brava ragazza, quando dentro di me regna l'eccentricità.

lunedì 16 maggio 2016

9 marzo 2014

Questa vita ha riservato per me il peggiore dei mali in sei anni, 
e non mi sono mai sentita quella più sfortunata, fino a quando non mi strapparono i sogni e me li accartocciarono davanti ai miei occhi. 

La vita è difficile, mi dicevano, e ora so che è vero. 
Non ho mai creduto al destino, e non ho nessuna fede, e sicuramente ciò che di brutto mi è capitato e mi sta capitando non è di certo perché non credo in qualcuno di 'superiore'. Lo sbaglio è stato non credere in me stessa, non credere che forse ne sarei uscita 'bene' se mi fossi fatta aiutare 3 anni fa. 

Domani sarà diverso, continuavo a ripetermi. 
E nulla cambiava.
In fondo sapevo che in un qualche modo c'è l'avrei fatta a uscirne definitivamente, forse non subito, ma un giorno sì.
 
La verità è che mi spaventa stare senza cibo. E' stato un amico per me, mi 'drogava' di libertà quando avevo bisogno di fuggire, è come una sbronza che ti rende incosciente della realtà, 
ecco perché ho accolto la bulimia nella mia vita. 

Sono cresciuta fisicamente, ma la mia mente è rimasta a tanti anni fa, a quando avevo appena 14 anni. 
Vivo di questo ogni giorno, vivo di rimpianti e di rimorsi, di colpevolezze ed errori imperdonabili, di frasi d'effetto per trovare la forza di essere forte. Ogni storia sembra uguale, ma ognuna di noi ha le sue fondamenta, le sue paure e le sue ragioni per non voler smettere di abbandonare ciò che consola.
Non riesco a fare la mia vita da diciannovenne. 
E non riuscirò a fare nemmeno quella da ventenne.
Mi accorgo che gli anni passano e io sono ferma a quell'anno 2009. 
L'anno in cui vorrei ricominciare, che vorrei ripercorrere, che vorrei cambiare. 
L'anno dell'inizio di questa sconvolgente esistenza, l'anno in cui avrei avuto diverse possibilità per smettere e riprendere da dove ho mollato. 
Il mio passato è stato come mangiare il proprio piatto preferito, quasi una delizia in confronto a ciò che mi spetta nel domani.
Il mio presente non so che nome abbia. 
Nel mio futuro sono nuda di sogni miei, di speranze e abbandonerò me stessa e la mia personalità per costruirne una su misura come vorrebbe veder la gente.
Tutta questa fretta mi confonde, mi sconcerta, mi impedisce di piangere come vorrei fare. Io so per certo che non mi aiuterà cambiare vita in qualcosa che detesto fare, io so per certo che avrò più paura che coraggio, e so per certo che nulla cambierà davvero e che questa malattia non la vorrò più lasciar andare via. 
Ma so per certo che indietro non si torna, si può solo andare avanti. 
Ma ora chiedo: e se il futuro fosse ancora peggio del passato, sareste disposti a continuare?

14 marzo 2014

Oggi è una di quelle giornate in cui ti abbandoni.
Quando decidi di nasconderti e diventare invisibile agli occhi di tutti, perfino di te stessa.
Quando puoi togliere la maschera della felicità e mostrarti veramente per quello che sei: 
un'anima distrutta per mano propria.
Una dichiarazione di guerra, anni di combattimento, e la medesima sconfitta: la bulimia. 
Odio perfino chiamarla così, non se lo merita per tutte le vittime che prende e decide di lacerare. 
Perché non è solo una malattia fisica, ma anche psicologica che ti demoralizza, altera ogni tuo stato quotidiano: mentre dormi, mentre ridi, mentre piangi. Non importa cosa tu stia facendo, perché lei è sempre lì a fianco a te, pronta ad accoglierti. 
All'inizio è una situazione che non riesci nemmeno più a gestire e a capire come sconfiggere, poi passa il tempo e ti accorgi che nulla è cambiato e nulla hai ancora risolto perché semplicemente ci ha fatto l'abitudine a sentirti vuota ogni volta che ti abbuffi. 
Tu non potrai mai essere come gli altri, perché gli altri pensano ad altro durante il giorno, ma tu no. 
Tu no, tu hai il pensiero di dover sopravvivere alla giornata, anche se però con il tempo ti accorgerai che abbuffarti diventerà un bisogno fisiologico.
Non guarirai mai, perché avrai sempre in testa il giorno in cui potrai rifarlo e risentire di nuovo un certo piacere. 
Ma poco a poco ti consuma. 
Ti lacera ogni frammento funzionante del tuo cervello che ti implora di resistere alle ''tentazioni'', ti chiederà addirittura di non uscire il sabato sera per rimanere a casa per riempirti, ti farà credere che non c'è nulla di più bello che passare il tempo con il cibo.
E improvvisamente la tua vita prenderà una piega diversa, perché ti trasformerai nell'opposto in cui non avresti mai voluto diventare, e ogni cosa che prima ritenevi importante, ora non lo è più. 
Diventerai troppo ''intelligente'' per capire che non riuscirai mai a uscirne fuori, perché questa malattia ti farà star male solo con te stessa, e mai con gli altri. 

Capirai l'importanza di amarti e non di farti amare.

26 febbraio 2014

Come fai a guardarti allo specchio e convincerti che nulla tornerà come prima? 
Ti svegli una mattina e vedi il mondo completamente cambiato. 
Ti guardi allo specchio e scorgi solo errori, un mucchio di sbagli che combaciano perfettamente con il fallimento della tua vita. 
Ti chiedi dove hai sbagliato e come hai potuto farti sfuggire tutto così all'improvviso. 
Costruisci un futuro, ti basi su delle speranze e delle convinzioni di riuscirci e che nulla potrebbe andare storto, 
ma alla fine cade qualcosa, cede una mattonella ed ecco che le fondamenta della tua vita crollano. 

Crolli anche tu, 
e ti riguardi allo specchio e ti chiedi come hai potuto dimenticare chi sei veramente.