giovedì 11 agosto 2016

Come accettare il proprio corpo?

Io vi suggerisco di non essere troppo esigente con voi stessi. 

Non punitevi se sgarrate, non punitevi con diete restrittive perché anche se digiunerete il giorno dopo, finirete per riabbuffarvi.
Fate pace con voi stessi, con il cibo e con il vostro corpo. 
Siate determinati e concentrati le prime volte. Non pretendete la perfezione da voi. 
Io desidero da anni eliminare i segni delle smagliature sui fianchi e sulle cosce, ma le ho accettate ed è inutile che continuo a nasconderle. 
Il mio compagno nemmeno ci fa caso perché l'ultima cosa a cui pensa un uomo a letto sono i rotolini di una donna, credetemi!
Avete chili da perdere? D'accordo. Un passo alla volta. Abbiate rispetto di voi stessi e dei vostri ritmi. Non importa se ci vorrà un mese, due mesi, tre mesi per ritornare in forma...  ma datevi il vostro tempo. Ascoltate la vostra mente e il vostro corpo, e per quanto sia difficile cominciare, pensate a quanto sarà difficile tornare indietro ogni volta che vi abbuffate.
Ricordatevi sempre che più vi PUNITE TOGLIENDOVI del cibo e più la vostra mente si ribella, e vi farà cadere nella catastrofe delle abbuffate. Lo so perché era quello che succedeva continuamente a me.
AMATEVI SEMPRE! 
Non bisogna amare sé stessi solo nei momenti felici e spensierati, ma bisogna soprattutto amarsi nei momenti bui e tristi, perché è lì che mettiamo in gioco il nostro VERO carattere. 
Io ho fatto pace con me stessa e con il mio corpo. 
Non sarò mai una top model, ma chi se ne frega! 
Adesso, quando mi capita di mangiare un pò più del dovuto, non mi punisco il giorno dopo facendo digiuno, perché so che potrei riaprire le porte alla bulimia. 
Il ''segreto'' sta tutto nella nostra mente. 
Fate un passo alla volta, cominciate pian piano, il benessere non arriverà tutto e subito. 
Le mie abbuffate non sono finite drasticamente da un giorno all'altro. 
Diminuivano giorno per giorno fino a scomparire del tutto, perché ero io che cominciavo a guardarmi allo specchio sorridendo, senza più puntare il dito contro le mie smagliature che SO perfettamente che non andranno mai più via, ed è inutile maledire la mia vita solo per un difetto del mio corpo, oppure litigare inutilmente con il mio compagno perché divento nervosa all'improvviso perché mi vedo aumentata di 3 etti. 
Mi sono resa conto che la maggior parte delle mie litigate erano causate dallo stress e dal nervoso che provavo verso me stessa, e scaricavo tutto verso chi mi stava vicino e io ero stufa di questo. 
Non permettete a una fottuta bilancia di rovinare la vostra vita, di rovinare il vostro sorriso, di rovinare le vostre giornate, di rovinare il rapporto con le persone. Perché una chiacchierata con un'amica, con un familiare o anche con il vicino di casa è molto più gratificante che rimanere chiusa in casa da sola, a pensare quanto schifo facciamo. 
La vita è bella, c'è un mondo che ci aspetta là fuori !  
Quando ho capito che non provavo più nessuna emozione per tutte le cose belle della vita, come guardare un tramonto, godersi l'alba al mare, fare un tuffo in piscina, ridere con gli amici, stare in famiglia, mi ero resa conto che stavo PERDENDO TUTTO. Vivere da soli non è bello, ma condividere anche i momenti tristi con qualcuno è migliore. 
Mangiare è bello, io adoro un sacco il cibo, ma quando la bulimia mi aveva reso una persona orrenda, ho capito che non ha senso vivere per sopravvivere, quindi si ha solo una possibilità: VIVERE, ma VIVERE per DAVVERO
Perché io ho voglia di arrivare alla vecchiaia e pensare a quanti momenti ho vissuto, sia intensi sia spiacevoli, voglio potermi guardare allo specchio ed essere fiera della vita che ho vissuto, voglio poter aver insegnato del buono a qualcuno, di aver reso felice qualcuno e non che gli rimanga lo spiacevole ricordo di me sempre incazzata, depressa. 
Non dite più ''da domani dieta, da domani farò così, da domani ecc ecc.'' 
Dovete dire ''da adesso mi amerò di più, da adesso mi amerò anche se sbaglio, da adesso smetterò di punirmi e di odiarmi'' 
PROVATECI SUBITO!! 

sabato 9 luglio 2016

Colazione n.1

Partiamo dal pasto più importante di tutta la giornata: la mitica colazione. 

Io amo alzarmi al mattino per dirigermi in cucina e accendere la mia piccola moka e prepararmi un fumante caffè. E pensare che anni fa preferivo dormire di più per evitare di affrontare questo primo pasto giornaliero insieme alla mia famiglia. Ora invece, non posso proprio farne a meno.
Essendo diventata mamma da poco, le mie giornate cominciano anche presto perché allatto il mio cucciolo e per stare dietro ai suoi ritmi ho bisogno di ricaricarmi al meglio.
Quindi... la maggior parte delle mie mattine iniziano con una profumatissima tazza di caffelatte, accompagnata da quattro deliziose fette biscottate integrali sulle quali spalmo la mia immancabile marmellata di fragole. 
Io non seguo alcuna dieta. Faccio molta attenzione ai cibi che introduco, prediligendo quelli salutari e di qualità. 
Mangiare non è una punizione ma un piacere che regaliamo al nostro corpo e alla nostra mente se lo trattiamo bene. 

Perché è una delle mie colazioni preferite?

Perché il caffè è noto a tutti come il ricarica energie perfetto. Mi permette di iniziare la giornata con una marcia in più e con lo sprint giusto. Poi aggiungo sempre il latte (che io acquisto senza lattosio perché lo riesco a digerire meglio senza appesantire troppo lo stomaco, dato che spesso soffro di pancia gonfia), e il suo profumo dolce dà un tocco in più alla mia colazione. 
Poi scelgo le fette biscottate integrali perché hanno un sapore più intenso personalmente, e si sa che è preferibile l'integrale perché viene utilizzata una farina non raffinata e più grezza, e contiene più fibre rispetto alla farina 00.
La marmellata, vario sempre i gusti ogni volta che la acquisto, la scelgo senza zuccheri perché quelle ''normali'' sono ricche di calorie in quanto contengono molti zuccheri, soprattutto raffinati. 

Come alternativa potete puntare su una fetta o due di pane (dipende dalla loro dimensione - il peso si aggira intorno ai 20 grammi) se non vi piacciono le fette biscottate o se le trovate poco sazianti.
Se amate la colazione un pò più golosa, potete orientarvi verso i biscotti, consiglio sempre la versione integrale perché sono meno calorici di quelli tradizionali. In entrambi i casi è preferibile non consumarli tutti i giorni. Io non li mangio praticamente mai, perché non li trovo sazianti e appena un'ora dopo aver terminato la colazione mi riprende la fame, quindi cerco di evitarli anche se i miei preferito sono quelli con il golosissimo cioccolato. 
Oppure i cereali, e vi consiglio quelli alla crusca, che hanno un alto potere saziante, poveri di calorie, ricchi di fibre e non raffinati. Consiglio di non esagerare con le dosi o di non mangiarli tutti i giorni per chi, come me, soffre di pancia gonfia.
Se non amate troppo il caffé, potete gustarvi un ottimo caldo ai gusti più disparati e particolari. Quando mi capita di berlo, lo scelgo al finocchio o all'anice, o al cumino, alla menta oppure al té verde. 
Lo stesso discorso vale per il latte, l'alternativa è lo yogurt. Mi capita di mangiarlo forse una volta al mese (?) e lo scelgo magro per aggiungerci la frutta a mio piacimento.
Abbiamo la frutta. Alto potere saziante. Vi consiglio i frullati, sopratutto quelli alla banana che danno molta energia, ma qualunque frutto va benissimo. Stesso discorso dello yogurt, personalmente non la mangio mai a colazione perché preferisco mangiarla da sola come spuntino in giornata. 
Infine abbiamo la variante ancora più golosa ma decisamente calorica, e andrebbe limitata a una volta/ massimo 2 a settimana: brioche, torte, muffin, pancakes e dolci vari.
Quando opto per questa colazione preferisco preparare il tutto da me, perché so quali ingredienti utilizzo, posso variarli e ovviamente farli a mio modesto piacimento con le dosi.
Evito i prodotti industriali e mi dirigo verso le panetterie, forni o pasticcerie artigianali quando ho voglia di godermi un bel dolce. 


E voi? Quale colazione preferite? La fate?
(La foto è la mia - Buona colazione a tutti!)










PERCHE' SCEGLIERE DI MANGIARE BENE?

Nel corso della mia esperienza ho imparato che scegliere di mangiare bene è ben diverso dal
mangiare per sopravvivere. Mi spiego meglio.
Tutti siamo pienamente a conoscenza dei benefici che porta una sana alimentazione, ma quanti riescono DAVVERO a seguirla con attenzione? Forse non molti, o forse alcuni lo fanno per un breve periodo tornando poi, successivamente, alla fase di squilibrio iniziale.
Questo discorso è molto più ampio e generico, e io che non sono né una dottoressa e né una nutrizionista, non sono in grado di consigliare la dieta più adatta a ogni tipo di persona che mi capita di conoscere. Perché non esistono solo le persone pigre o mal informate sull'alimentazione, bensì anche quelle che soffrono di disturbi alimentari.
Ecco. Con loro è davvero difficile impostare un discorso sul perché è importante mangiare bene, e io per prima ne so qualcosa dato che ho sofferto di bulimia per parecchi anni della mia adolescenza.
Per queste persone la prima cosa importante da fare è stabilire una comunicazione, trovare la radice del problema che le spinge a rifugiarsi nell'oscuro cerchio della malattia alimentare e successivamente trovarne la giusta cura. Che sia anoressica o che sia bulimica, purtroppo serve a ben poco dare loro una dieta equilibrata da seguire.
Se non si guarisce PRIMA di testa (e non sto parlando di deficit mentale, che sia chiaro) è INUTILE andare da un nutrizionista, perché siamo NOI che dobbiamo volere di guarire, e non gli altri.
Possiamo spendere milioni di euro tra sedute da psicologi, medici e chi più ne ha e più ne metta, ma se non siamo adeguatamente determinati a decidere di aiutarci da soli, è tutto tempo sprecato... o in parte.
Dobbiamo scegliere di amarci, scegliere di vivere e non di rinunciare costantemente ai piaceri che può offrirci la vita. Non possiamo pretendere di volere tutto perfetto per paura di ricadere, perché purtroppo, ci saranno anche quei periodi neri e bui che dureranno più di un giorno, ma questo non dovrebbe più spaventare se ormai siamo fuori dal disturbo alimentare che ci perseguita.
Le mie parole forse possono essere troppo pungenti o dure, però non voglio fingere che sarà una passeggiata uscirne perché non sarà affatto così... Ma non è assolutamente impossibile.
Prima tiriamo fuori il coraggio che teniamo nascosto per paura di non farcela, e poi pian piano arriverà il momento in cui più niente potrà distruggerci.

Scrivo per le persone che hanno bisogno di sicurezza. L'unico punto solido su cui contare siamo solo NOI STESSI.
Possiamo chiedere aiuto, anzi dobbiamo quando ne abbiamo bisogno perché è importante rendersi conto che c'è qualcosa che non va più nel verso giusto. Ma poi dobbiamo credere in noi stessi, senza sperare che ci sarà sempre qualcuno pronto a sorreggerci perché non sarà sempre così.
Lo so, è pietosamente crudele che io lo dica in questo modo, però davvero non saprei che altre parole trovare.
Io so essere schietta e sincera, proprio perché è NECESSARIO spronare a venirne fuori.

Scrivo per voi che vi state ancora guardando allo specchio con disprezzo mentre il mondo fuori gira senza il vostro sorriso, senza la vostra voglia di continuare a vivere in mezzo alla gente che vi vuole bene e che vi ammira... perché ci sono queste persone, credetemi, ci sono. Solo che non le vediamo, o meglio... non ci accorgiamo che ci stanno accanto e probabilmente le respingiamo anche.

Questa è la mia ambizione, il mio percorso.
Passo dopo passo racconterò come procedere verso la guarigione, ovviamente tutto secondo la mia personalissima esperienza con la bulimia e di come lo SCONFITTA.
Seguitemi, leggetemi e sicuramente troverete conforto e non sarete più soli come pensavate.

Il mio motto è: 
Anche se oggi hai perso, datti sempre l'ennesima possibilità di farcela. 

lunedì 20 giugno 2016

Una nuova nascita.

Per me è una data molto speciale e la sentirò vicino a me anche con il passare degli anni.
Alle ore 17:22 dell'11 giugno 2016 è venuto al mondo il mio amore, il mio grande tesoro.
Il lungo travaglio iniziato la notte prima alle 01:30 è stato un mix tra dolore intenso e la voglia di vederlo al più presto tra le mie braccia.
Le ore scorrevano e le contrazioni aumentavano. Non ne potevo più, è vero, ma c'è la dovevo fare, dovevo continuare a spingere. I minuti sembravano interminabili. La mia testa pensava di non aver mai sopportato un dolore simile, un dolore così intenso che ti quasi ti manca il fiato.
La mia voce strillante e rauca, il mio corpo ormai sfinito. Ero al limite della sopportazione, la sensazione di desiderare ancora qualche minuto di rilassamento e di riprendere fiato per dare spinte ancora più potenti. Ma non era possibile, lui voleva uscire, ormai c'ero quasi.
Ero troppo concentrata sul dolore che cercavo di attenuare pensando al mio William.
L'ultima spinta me la ricorderò sempre.
I miei occhi fissi sulla parete in alto, il mio compagno di fronte a me vicino all'ostetrica.
Io premevo le mie gambe sui loro petti per dare le spinte giuste.
L'ultimo movimento deciso ed ecco che mi sento svuotata dal peso e dal dolore.
Mi porgono William sul petto. Due secondi dopo il suo primo pianto.Il suo corpo caldo sul mio.
Lui si stringe a me, io gli guardo gli occhi e penso di avere tra le mani qualcosa di magnifico.
Poi mi volto verso il mio compagno che già aveva gli occhi lucidi e amorevoli verso il nostro piccolo amore. Strinse il suo indice nel suo minuscolo pugno e subito lo richiude su di sé, come se volesse incastrarlo nella sua dolcezza.
Non avevo mai visto nulla di più romantico e speciale, un legame che già ci univa tutti e tre.
Siamo una famiglia. Ecco cosa siamo adesso. E come tutte le cose belle, anche un amore così infinitamente intenso merita un accudimento speciale.
E' faticoso prendersi cura di un'altra vita. Ci sono momenti in cui credo di non farcela, di non sapere che cosa fare quando si presenta una situazione a me sconosciuta, di stare male io stessa quando sta male lui. Ma essere mamma è essere anche imperfetta.
E' essere stanca ma continuare a guardarlo dormire, perché non credevi che potesse essere così rilassante.
E' essere piena di faccende da sbrigare ma preferire passare il tempo con lui, perché sai che il tempo non si ferma e non ti ridarà indietro i momenti speciali che ti perdi.
E' avere fame ma rimandare il tuo pasto per allattare lui.
E infine è sentirsi più appagata nonostante ogni giorno si combatte tra impegni e tra amore da dedicare alla propria famiglia.
Accudire un'altra creatura non è per tutti. Non è avere sempre la risposta giusta ad ogni problema che si presenta davanti. Non è vantarsi di quante ore dorme in più rispetto a un altro, non è vantarsi di quanto sia bravo a mangiare tutti i pasti o di quanto tempo libero riesce a dedicare a sé stessa la mamma.
Quando si diventa mamma è chiaro a tutti che la vita cambia, e questo spaventa moltissime persone che il più delle volte preferisce rimandare questo evento a quando si sentirà pronta.
Ma la realtà è che il momento perfetto non esiste. Bisogna crearlo se lo si vuole davvero.
Perché oltre ai momenti faticosi c'è ne sono altrettanti meravigliosi... e non parlo solo dei primi sorrisi, o della prima volta che il bimbo dice ''mamma'' o ''papà''.
E' la fantastica sensazione di poter crescere con lui, e io che ho solo 22 anni lo trovo ancora più perfetto.
So benissimo che farò rinunce, che i miei sabati sera non saranno più da discoteca o da girare nei pub fino alla mattina.
So bene che mentre i miei coetanei progetteranno la loro prossima vacanza in chissà quale posto meraviglioso.
Ma a qualcosa bisognerà pur rinunciare e io ho scelto quello di cui non mi sarei mai pentita.
Ho scelto una famiglia, ho scelto di prendermi cura di loro.
Perché loro non sono il vuoto che dovevo colmare oppure un momento di ''pazzia'' data la mia giovane età.
Non so come cambierà la mia strada, quali sono gli ostacoli che incontrerò con il tempo, ma so solo che voglio vivermi ogni attimo con la mia famiglia, con il mio bambino.
Perché ogni volta che lo osservo in ogni suo gesto, quando parlo di lui o quando gioco con lui, i miei occhi si accendono, si riempono di una luce che diventa più forte del sole stesso.
Il suo sguardo brilla e risplende sul mio volto, come se fino a quel momento non fosse mai esistito nulla di più splendente.
Non ho aspettative di perfezione. Spero di poterlo seguire nei piccoli passi verso la crescita, sia fisica che morale.
E anche se gli anni passeranno e un giorno lo vedrò scivolare via da me, non avrò paura e non tenterò di tenerlo legato a me come se volessi impedirgli di crescere.
Gli insegnerò a cavarsela durante le difficoltà, a sudare se vorrà raggiungere un obiettivo, a non pretendere di voler tutto e subito anche quando non ci saranno le possibilità per farlo, di accompagnare la testa con il cuore, e sopratutto a non mollare mai davanti a un sogno, di inseguirlo e realizzarlo con tutto sé stesso.






mercoledì 8 giugno 2016

Cacciare solo i pensieri negativi o direttamente le persone negative?

Oggi stavo pensando a quanto coraggio ci vuole per vivere in
questa società, in questo mondo, tra queste persone che sono così colme di egoismo che nemmeno si rendono conto di quanto sia controproducente.
Ho sempre pensato di essere diversa da tutti gli altri, e non lo dico per egocentrismo o perché mi reputo superiore a qualcuno. Nient'affatto.
Vedo intorno a me solo l'immensa fatica delle persone con un animo buono, che cercano di ritagliarsi un piccolo spazio tra chi cerca di buttarle solo a terra.
Fino a qualche anno fa mi ritenevo piuttosto debole e incapace di reagire agli ostacoli che mi piazzavano tra le gambe, e molto spesso mi lasciavo anche calpestare, credendo che fosse giusto così.
Ho cambiato modo di reagire e di capovolgere la situazione:
Io non sono la marionetta di nessuno. Nessuno muove i fili della mia vita, tranne io. 
Non sono perfetta, non ho una vita perfetta. Sbaglio anch'io, e di tanto in tanto continuerò a farlo, sperando di non ripetere troppo assiduamente gli stessi errori.
Non parlo a nome della bulimia che ho vissuto e superato, ma mi riferisco alle problematiche sociali che affrontiamo giorno dopo giorno, sopratutto per chi come me ha un'anima più riservata e sensibile verso il mondo che la circonda.
A volte mi ritengo spietata, altre volte ritengo di avere un carattere troppo genuino, e altre volte ancora posseggo un mix di assurdità e speranza che le persone egoiste possano cambiare.
A distanza di un paio d'anni dalla guarigione, mi ritengo fortunata a non essere più ricaduta nella malattia, grazie anche all'incredibile coraggio e pazienza che impiego quotidianamente. E non mi pesa affatto, anzi... è un immenso traguardo per me poterlo raccontare con orgoglio.
Ma quello che mi fa più male è il fatto che intorno a me continuino a vincere le persone che di buono non hanno niente. Riescono a realizzarsi solo gli incapaci, i raccomandati, i ''fortunati''. 
Loro non conoscono il sudore perché non hanno mai lottato davvero.
Loro si svegliano la mattina e quando controllano il telefono hanno un innumerevole lista di cose stupende da realizzare, fingendo pure di essersi impegnati. 

La mia non è invidia, è indignazione pura.
Qualsiasi sciocchezza che tireranno fuori dalla bocca è come se fosse oro.
Per quanto mi possa sentire appagata e realizzata, mi farà sempre incazzare vedere persone sfaticate che si spacciano da eroi appena tornati dalla guerra. Quando in realtà non hanno mosso un solo dito.

Però ho capito una cosa: anche se ciò che faccio ogni giorno non ha un valore economico o così importante da dover sconvolgere la vita di qualcuno, so di farlo per chi davvero mi vuole bene, e questo è quello che conta di più.




sabato 4 giugno 2016

Dal mio diario: 13 dicembre 2013.

Perché deve sempre tutto crollare?
Perché ogni cosa che cerco di ricostruire, alla fine va giù?
Non so dove sbaglio, e se solo lo potessi capire, farei in modo di aggiustare tutto.
Invece, c'è sempre qualcosa che rovina tutto. 
Parto bene al mattino, e poi qualcosa va storto, si rovescia e io mi accascio alla sera sul letto pensando a quanti disastri so solo combinare a me stessa, senza avere minimamente la forza e la spinta giusta per cominciare a creare qualcosa per il mio futuro.
Ho paura, lo so e lo ammetto. 
Ho terrore di sbagliare ancora.
Fa male cadere, cazzo se fa male. E io non voglio piu' farlo. 
Piu' passano i giorni e piu' mi rendo conto di quante volte io sia stata realmente me stessa, quante volte io mi sia sentita veramente protetta o semplicemente a ''casa''. 

Perché il prezzo da pagare è sempre così alto?
Perché la mia famiglia si ostina, ogni giorno, ogni istante, a impormi di imparare ciò che non riesco a fare?


''Ho altri progetti per la mia vita, ma vi ringrazio lo stesso''.
Ecco è questo quello che vorrei dirgli senza che loro ribattano contro.
 
Ma come posso farglielo capire se nemmeno io so che cosa voglio? 
Non posso. Accetto tutto e forse è perché mi merito tutto ciò che di negativo mi è successo.
Mi viene solo da piangere e da rinchiudermi in me stessa ancor di più. 
Ci sono giornate in cui a malapena ho tempo di mettermi davanti allo specchio e cercare di compiacermi un pò di più. 
Non so se sto migliorando o no. 
Ormai i miei occhi ricordano solo l'immagine di una ragazza infelice, insoddisfatta e grassa.
E' come se non accettassero miglioramenti per vedermi felice.
 
Da tanto tempo nulla è al proprio posto. 
Questa non è la vita che mi sono scelta, ma sono obbligata, sì. 
Ogni momento che passo con ciò che odio, mi fa dimenticare chi sono in realtà. 
Sono due anni che mi colpevolizzo perché non sono in grado di fare qualcosa che mi hanno imposto gli altri. 

''E' solo colpa mia, te lo meriti Elena. Quindi zitta che potrebbe andarti peggio.'' Me lo ripeto ogni dannato giorno. 

Ho solo paura di dimenticare chi sono, chi ero e che cosa amo fare. 
Ho paura, un giorno, di specchiarmi e di non riconoscere nemmeno più gli sguardi del mio viso.
So che non è il mio, non è il frutto del mio successo, ma della felicità di chi ha imposto i suoi di sogni.
 


Sul mio viso c'è il sogno realizzato della mia famiglia, 
e sui miei polsi, le conseguenze. 

Che rumore fa l'anima quando si spezza?

Quando sai benissimo di non appartenere a nessun canone dettato da questa infernale società.

Quando ogni cosa ti sembra al posto sbagliato, spiegata con le parole peggiori e provata nel modo più dispregiativo assoluto.

Non hai più parole, e nemmeno più la voce forse. 

martedì 31 maggio 2016

26 gennaio 2014

Ho sempre cercato quello che mi potesse far stare meglio, stare con i piedi a terra, più... me stessa. 
Ma il problema è che quando trovavo questa stabilità, non potevo avvicinarmici, anzi potevo osservarla solo a debita distanza e godermi solo la sua lucentezza. 
Era come una demo in cui avevo al massimo 90 secondi per provarla e, se la volevo per intero dovevo pagarla, e il più delle volte ero a disposizione di pochi soldi.
Ci rinunciavo e ogni volta che volevo giocarci, speravo che la demo non si interrompesse. 
Ecco, la mia felicità la giudico così.

I miei sogni così lontani da dove abito io, 
il mio cuore così piangente e solitario, ha bisogno di quel abbraccio che mi faccia dimenticare quanto questo mondo faccia schifo.
Le mie mani sempre pesanti e morsicate dai miei stessi denti, hanno bisogno di altre mani ancora più solide che curino ogni dolore.
Ho smesso di alzare gli occhi al cielo per un miracolo di vittoria contro il peggio di me stessa e il resto che mi circonda.
Ho smesso persino di credere nella forza delle parole della musica, quelle frasi tanto coraggiose e incitanti al combattimento.

Ci sono tante ragioni per essere felici a questo mondo, e sapete qual è la differenza?
'Accettare'. 
Sì, devi porti quella domanda che neghi sempre a te stessa, e risponderti con totale sincerità anche se fa paura:
E' questo ciò che voglio davvero?

Non ci si deve mai accontentare e prendere le strade più facili.
A volte quella della felicità è ostacolata da tanti fossi nei quali cadrai continuamente, ma starà a te guardare bene per terra prima di inciamparti e farti male.

domenica 29 maggio 2016

La gente non sa essere furba.

Sapete cosa mi fa sorridere di più? 

Il fatto che le persone che mi circondano siano sempre convinte di conoscermi bene perché, probabilmente, abbiamo condiviso un paio di anni a scuola insieme, oppure ci siamo incontrati un paio di minuti alla cassa del supermercato, oppure quando sono entrata in un bar per un cappuccino e queste erano dietro il bancone a servirmelo.
Forse sono nettamente dotate di spirito d'intuizione per il tipo d'acconciatura che avevo in quel momento; forse avevo il cellulare all'orecchio e frugavo nervosamente nella borsa per cercare il portafoglio, e hanno ben creduto che fossi diventata una manager super impegnata.
O forse dev'essere stato il momento in cui hanno saputo che ero incinta e che, a detta loro, la mia vita sarebbe finita da lì a poco.
No, forse è stato il giorno in cui mi hanno visto al termine della gravidanza con il mega pancione e i miei appena quattro chili presi in totale, che hanno pensato che io soffrissi di qualche strana ''patologia'' che non mi abbia permesso di ingrassare a sufficienza e, di conseguenza il mio bambino stava soffrendo.
Che grossa stupidaggine recarsi da un ginecologo quando abbiamo a portata di mano queste suddette persone che riescono a prevedere meglio di un medico la salute di un bambino!
Perché tutti si trasformano in scienziati e dottori quando si tratta del benessere di un'altra persona... meglio ancora se la conoscono appena perché i consigli non richiesti li sanno tirare fuori con più energia!

Ma la parte migliore sapete qual è? 

Quando si mostrano interessati a te e in realtà non lo sono affatto.
Quando ti capita qualcosa di spiacevole e all'improvviso ti stanno accanto come se questo li gonfiasse l'autostima.
Quando invece, ti capita qualcosa che rende te felice, ecco che si fingono super impegnati e super presi dalle loro faccende quotidiane (che ovviamente si tratta di spettegolare solo in cattive situazioni, ma quando voi siete sereni non possono farlo).

Queste le conosco personalmente, potrei anche inventare dei nomi per non macchiarmi di violazione di privacy, ma che senso avrebbe? Se mi leggessero dovrebbero già sentirsi onorate che le abbia anche solo classificate PERSONE.
Mi ha sempre fatto schifo scambiarci anche solo un paio di chiacchiere, perché io non ho la via di mezzo per queste situazioni: o mi stai vicino o mi stai alla larga.
Potrei ancora continuare la lista infinita, ma sono molto fiera di aver cominciato da un pò a fare piazza pulita di questi parassiti che mi hanno albergato vicino fin troppo tempo.
Prima di terminare il mio pezzo, vorrei aggiungere alla classifica quelle persone che spariscono fino all'arrivo del prossimo papa, e poi ritornano appena prima dell'elezione per domandarti come procede la tua vita (in realtà non gli importa un fico secco, lo fanno solo per avere un elemento di conversazione al tavolino di un bar mentre sorseggiano il loro aperitivo con l'ombrellino).
Tu stai al gioco e procedi inventando di sana pianta qualche sciocchezza, cosicché sapresti immediatamente chi mette in giro per il paese qualcosa di te... magari ci aggiungi la classica frase: 
''Oh, non dirlo a nessun altro che l'ho solo detto a te!''. 
Ma quando concludono con l'esclamazione: ''Fatti sentire mi raccomando.'', ecco che mi si gonfiano le vene nel collo e, in quel momento, decidi di rispondere rassicurandoli con il loro stesso tono falso:
''Certo, aspetta una mia chiamata''.   Quella che non avverrà mai.  

sabato 28 maggio 2016

1 gennaio 2014

In tutti questi anni passati da sola, senza un appoggio familiare, un opinione di un'amica, un aiuto di
una persona più esperta sulla mia situazione, non avrei mai capito chi sono davvero e cosa voglio. 
Non ho più paura di restare sola come quando entrai per la prima volta nella scuola di una nuova città, in cui mi chiedevo se mai sarei riuscita a farmi degli amici. 
Non ho paura di perdere gli altri, 
ma di perdere me stessa, il mio equilibrio. 
Stanno passando gli anni e i dolori si stanno affievolendo, 
è stato davvero difficile superare gli ostacoli,
ma ora quel tremendo passato in cui è cominciata la mia malattia, lo vedo sempre più lontano. 

Sto ancora soffrendo, 
ma ho imparato a controllare il mio dolore e la mia debolezza e a tirarlo fuori solo quando sono certa di saper essere ascoltata. 

giovedì 26 maggio 2016

Una forza in più.

Oggi, stavo riavvolgendo i nastri della mia vita, a quante esperienze ho vissuto, a quante lacrime ho versato per il dolore passato, e a quante promesse mi hanno fatto e che ancora sto attendendo. 
Poi, mi sono spostata a pensare alla mia famiglia.
Sì, quella famiglia che mi ha fatto più
male che bene. 
Quella famiglia che ha tenuto chiuso a chiave i miei sogni e le mie libertà.
Oggi sono una persona diversa, e sono pienamente felice di esserle lontana.
 
Mi ricordo perfettamente lo spiraglio di luce che ho visto quando ho chiuso dietro di me quella loro infernale porta di casa. 
Per diverso tempo ho sperato che loro capissero quanto male mi avevano procurato, quanta sofferenza che ho provato a causa loro. E invece no, non è così. 
Sono ancora convinti che io ritornerò da loro, un giorno... non sanno quanto si sbagliano.
Io ho la mia famiglia adesso, ho un compagno e, un bimbo che sta per arrivare.
Ma ancora credono di avere il potere di controllare la mia vita, di decidere sul mio futuro.
 
<<Noi ti conosciamo bene.>> continuano a ripetere. Che miseri. 
Non hanno nemmeno idea di quale sia il mio colore preferito, o cosa io adori mangiare, o ancora, quale sia la mia passione. 
Continuano ad intralciare la mia vita, nonostante io non abbia più riaperto la loro porta, sperano di farmi del male anche a distanza, dicendo le peggio cose sul mio conto a chiunque. 
All'epoca, ero un'adolescente appena uscita da scuola, senza soldi, in cerca di un lavoro... dove sarei potuta andare? 
Rimanere lì è stata per loro una benedizione, finché non ho avuto la forza di partire senza un centesimo in tasca e andare via. 
<<Non potrei stare peggio di così.>> mi dicevo. E avevo ragione. 
Il vero respiro della vita l'ho trovato fuori dalle mura di casa mia.

martedì 24 maggio 2016

Diventare più forti.

Non posso dirvi la chiave del successo, 
ma la chiave del fallimento è cercare di accontentare tutti. 

lunedì 23 maggio 2016

3 marzo 2014

Io so per certo che tutto questo male avrà una fine.Tutte queste speranze avranno un senso, 
tutte queste sofferenze saranno una forza, 
tutti questi tagli diventeranno una storia di coraggio, 
tutte queste lacrime diventeranno sorrisi. 
Non ora, non oggi, non in questa giornata... ma c'è la farò.
C'è ancora tanto da fare, ci saranno altre mille volte in cui dovrò ancora cadere, anche quando il momento prima mi sono giurata per l'ennesima volta che sarebbe stata la fine della mia malattia. 

Mi farò male altre mille volte, 
e altre mille volte ancora, deciderò di farla finita. 
Ma saranno altrettante le volte in cui mi RIPETERO' che non è ancora il momento di lasciare questa vita, e questi sogni a me tanto cari. 
Io so che posso farcela, nulla è perduto, e questi miei occhi stanchi e pesanti troveranno la forza per continuare a credere che c'è ancora bisogno che loro rimangano aperti. 

Non credo in nessun essere superiore, 
bensì in me stessa, e non c'è nulla di più importante.


28 maggio 2014

Non importa se le persone accanto a te ti vogliono aiutare nelle tue difficoltà e con il tuo problema
alimentare, perché per loro rimarrai per sempre ''la ragazza malata'', la ''ragazza che aveva bisogno d'aiuto'', la ''ragazza con la quale dovevi far attenzione a non ferire''. 
Nessuno ha mai capito che non doveva cambiare,
 
non doveva assumere un atteggiamento diverso con me,
 
non doveva fare attenzione a ogni cosa che diceva,
non doveva starmi lontano quando volevo un abbraccio nei momenti più impensati. 
Dovevate essere semplicemente voi stessi con la consapevolezza che io sono così, e forse per sempre. 
Non dovete pensarmi come la ragazza malata e bisognosa d'affetto, 
voglio che l'amore e il bene che avete per me venga naturale e non accreditato solo perché ne ho necessità. 
Io voglio bene a prescindere di quanto la mia malattia diventa incontrollabile e ingestibile. 
Io amo così, amo nonostante i miei problemi e devastazioni dentro di me. 
La gente che sa come sto mi guarda come se in fronte avessi un'etichetta che indica ogni cosa che ho passato, 
e i miei occhi sembrano di ghiaccio quando qualcuno guarda dentro. 

Le persone sanno essere ipocrite anche quando ripetono che sono sincere, 
è per questo che scappo, 
ho così paura di non sapere trovare un argomento di cui parlare, 
che potrebbe essere interessante. 
Se parlo dei miei problemi divento automaticamente intelligente. 

Ma perché?
Perché devo essere triste per essere divertente?
Perché devo arrabbiarmi per essere attraente?
Perché devo cadere per far tenerezza?

Perché non posso mai ottenere ciò che voglio?
Ma chi mi vuole bene e chi mi ama a cosa mi paragona?
A cosa pensa?
Ma ci pensa poi veramente a me? 
Quando loro sentono la parola ''amore-amicizia''  gli vengo subito in mente io? 
La verità è che io non sarò mai la priorità di nessuno, 
mai nessuno penserà a me quando starà per fare qualcosa che potrebbe farmi arrabbiare, 
nessuno crederà che io potrei sparire se non mi sento sempre sicura. 
Nessuno sa tenermi perché sono troppo difficile. 
Io cerco di essere buona, ma questa vita vuole proprio che io l'affronti con l'esatto contrario. 
Rimarrò per sempre la ragazza da salvare, 
e non quella da amare con tutti i difetti e disastri che combina.

venerdì 20 maggio 2016

25 marzo 2014

Come ti senti?

Non mi sento, è questo il problema.
E' un bel pò che non so più cos'ho,
non trovo la canzone giusta, la pettinatura giusta, il trucco adatto, l'abito su misura, 
e sopratutto la vi(t)a che fa per me.
Tutto mi appare così insignificante e terribile da vivere, 
forse sono davvero brava a fingere la felicità e il mio solito desiderio di libertà.
Quel cibo che non nutre più,
quella figura davanti allo specchio che ripudi con tutta la cattiveria che puoi, 
quello sguardo così basso e triste,
quella voce che canta sconfitta i suoi sogni.

Forse la vita avrebbero dovuto spiegarcela diversamente. 
Forse senza tanti film dai mille lieti fine, 
dalle innumerevoli canzoni che insegnano qualcosa.
Forse avrebbero solo dovuto dirci che ci capiterà l'imprevedibile e che probabilmente ogni nostra ambizione verrà sostituita con qualcos'altro con il quale saremmo obbligati a conviverci tutta la vita.

3 aprile 2014

E se tu non fossi la protagonista della tua vita?

E se tu fossi il mostro?
E se per te non ci fosse nessun lieto fine, 
dimmi, come continueresti a vivere?

Beati quelli che vedono solo il positivo anche in mezzo a un oceano di dolore. 
Beati quelli che ogni caduta è un nuovo inizio. 
Beati quelli che non hanno paura degli ostacoli, ma al contrario li prendono come delle sfide. 
Beati quelli che hanno occhi che non vedono il male. 
Beati quelli che mentre tutto crolla, loro sono ancora in piedi con il sorriso. 
Beati quelli che sanno parlare, che sanno esprimere ogni emozione, che non temono di far vedere quello che sono veramente. 
Beati quelli che prendono ogni decisione con il cuore senza ascoltare la mente. 
Beati quelli che sanno proiettare la loro vita lontana nel tempo. 
Beati quelli che sanno ancora piangere. 

mercoledì 18 maggio 2016

Quanto si cambia in pochi mesi?

Quanto cambiano i pensieri?
Quante volte ci sentiamo incompleti e poi pieni d'orgoglio?
Quante volte abbiamo provato lo sconforto di sentirci uno schifo e poi pieni di forza e autostima?
A me è capitato esattamente quasi due anni fa. 
Non mi sono accorta subito di essere finalmente uscita dalla bulimia. Forse provavo un'insolita sensazione d'imbarazzo verso me stessa quando mi scrutavo allo specchio. 
Non sapevo che cosa volesse dire vivere, finché non cominciai a rendermi conto che avevo smesso di preferire di rimanere chiusa in una stanza da letto. 
Iniziai a vedere la mia vita non più come un danno irreparabile, ma come una nuova occasione per riprendermi dai meandri oscuri che si erano impossessati di me troppo a lungo. 
A poco a poco, i giorni si trasformarono in settimane e io mi sentivo più leggera e meno pesante, e non parlo solo dell'aspetto fisico. 
Quello che contava davvero era preparare la mia mente verso la guarigione. Il corpo veniva dopo. Perché se non si sta bene psicologicamente, come si può pretendere di guarire?
Anche la musica sembrava diversa alle mie orecchie. 
Prima l'ascoltavo per affondare ancora più in profondità. Adesso per immedesimarmi, per compagnia, per stare bene, per essere felice. 
Ho smesso anche di punirmi e di reputarmi una fallita. 
Non so come abbia fatto, ma è capitato.
Qualcuno mi aveva anche chiesto se cancellerei il mio passato da bulimica. Io ho risposto di no. 
Forse potreste pensare che l'abbia detto per puro masochismo, ma non è affatto così. 
Non dico certo che mi sia piaciuto vivere da malata per tanti anni, cancellando la possibilità di godermi l'adolescenza come qualsiasi giovane meriterebbe. 
La malattia mi ha trasformata, mi ha reso più forte, mi ha insegnato che nella vita non c'è niente di peggio che perdere il controllo di sé stessi, di non sapersi orientare, di rimanere fermi sempre sulla soglia di casa con la paura di oltrepassarla per vedere cosa ci può essere di migliore. 
Insieme alla bulimia io sono cresciuta. Anzi, mi ha costretta a crescere. Più degli altri. Più dei miei coetanei, i quali avevano sciocche preoccupazioni rispetto alle mie. 
Loro si occupavano di organizzare feste e io organizzavo le mie gite indisturbate al frigorifero e dispensa. 
Loro si divertivano a scattarsi fotografie sulla riva di un fiume, io mi nascondevo tra i muri blu della stanza da letto. 
Loro gioivano di un ottimo voto in un'interrogazione a scuola, io speravo di farcela a non ricadere nelle abbuffate. 
Loro si svegliavano assonnati, io insonne e reduce da una serata passata in lacrime e contornata da schifezze di ogni genere alimentare. 
Loro li vedevo liberi, e io imprigionata. 
Non incoraggio in alcun modo la bulimia, e nemmeno inviterei il peggior nemico a conviverci. 
Non sai quando entra e nemmeno quando esce, finché non ti rendi conto di essere depressa e improvvisamente fiera di te stessa. 
Solo adesso posso dichiarare di esserne guarita, a distanza di due anni. 
La ripresa è stata dura.
Ho dovuto ricominciare a mangiare, perché non sapevo più cosa volesse dire alimentarsi in maniera salutare.
 
Ho imparato ad interpretare le mie emozioni per quello che erano davvero, e non a portarle sotto i riflettori del cibo consolatorio. 
Ho dovuto piangere se mi veniva da piangere. 
Ho dovuto urlare se dovevo arrabbiarmi. 
Ho anche cacciato alcune persone deleterie per la mia guarigione. Sì, e non me ne sono pentita. 
E infine, ho accettato di essere come sono. 
Ho accettato di aver avuto vizi pesanti. 
Ho accettato, dopo la ripresa, di aver trascorso parecchi mesi in compagnie sbagliate che mi hanno accompagnato verso strade pericolose. 
Ho accettato la mia testardaggine, la mia durezza di pensieri. 
Non racconto quest'ultima parte con fierezza, ma negare di aver avuto una ripresa facile è una bugia. 
Tra poco sarò una mamma, e tutto l'amore che ho racchiuso nel mio cuore lo dedicherò a lui e al mio compagno. 
E la mia personalità vulnerabile e folle non cambierà verso gli altri.

La verità è che non voglio fingere di essere una brava ragazza, quando dentro di me regna l'eccentricità.