sabato 14 maggio 2016

19 aprile 2014

Che cosa faresti se ti rendessi conto di aver perso tutto?
Di aver perso occasioni che non torneranno più?
Come ti sentiresti al pensiero di esser rimasta sola?
Come reagiresti se scoprissi di esserti resa conto di aver fatto tanti errori?
Come ti comporteresti se non fai altro che pensare a come rimettere in piedi la tua vita e non puoi più farlo?
Sono solo piena di incertezze e paure che si incatenano a sé stesse. 
Più mi sforzo di fare un passo e più sento che si accumula in cemento nelle gambe. 
E' che vorrei solo avere un'altra possibilità, un'altra occasione per rimettermi in gioco, e so che cosa voglio stavolta. 
La paura più grande è di riuscire a dimenticare davvero tutto, 
dimenticare anche le cose belle. 
Il futuro lo vedo così incerto che mi aggrappo al passato per non cadere, e so che questo è sbagliato, ma non mi sento e non voglio essere pronta ad affrontare un qualcosa che non ho scelto di vivere io. 
Non so che cosa succederà tra qualche mese, ma mi sembra solo di non avere più la forza di sopravvivere e a far finta che tutto possa prima o poi aggiustarsi. 
Vorrei solo armarmi di coraggio per poter finalmente correre per la strada del mio successo, senza voltarmi per vedere le facce da vittime di chi ha distrutto il mio destino. 
Vorrei solo avere quella pazienza per sopportare ancora un fardello più grande di me e di qualsiasi altra cosa materiale, ma forse, per ora, mi accontento di quello che ho. 

Ma non smetterò mai di credere di potermi svegliare una mattina e guardarmi allo specchio più vincente che mai. 
Io contro tutti. 


venerdì 13 maggio 2016

Non si può mai essere quello che si vuole.

Devo sempre far attenzione a non mostrare troppo affetto o rabbia. 
Devo sempre calcolare le probabilità di prese per il culo o il totale menefreghismo di una persona verso di me, quasi come se io potessi leggere la mente. 
Insomma, passare svariati giorni a studiare il comportamento delle persone che ho di fronte per poter adottare una tecnica di approccio adatta. 
Alla fine non siamo mai realmente quello che vogliamo essere. 
Improvvisiamo, sbagliamo, e quando crediamo di aver fatto giusto c'è sempre qualcuno che è arrivato prima di noi. 
Vi lamentate che indossiamo maschere, ma voi che fareste invece? Siete veramente tutti puliti e corretti?

''Se piango adesso chissà cosa penserà la gente che mi vede''.
''Se gli dico che gli voglio bene sicuramente non risponde.''
''Se gli dico che ho voglia di starmene un pò tranquilla e da sola chissà come reagirà e come me la farà pagare''. 


Abbiamo messo a credito e debito i sentimenti, 
abbiamo creato le insicurezze per potercene approfittare meglio, 
abbiamo adottato un sacco di tecniche fighe per farci notare dalla persona che ci piace, 
abbiamo escogitato mille modi per tradire senza farsi beccare, con gli amici, 
abbiamo inventato un sacco di sistemi tecnologici per scriversi messaggi e telefonarsi. 
Ed infine abbiamo perso l'autenticità di Noi stessi che ci permetteva davvero di essere unici, perché adesso siamo tutti perfettamente avanzati tecnologicamente ma abbiamo perso la vera essenza della vita: la semplicità. 
Esiste solo più l'amore convenzionato, 
quella sottospecie di sentimento che tutti scambiano per amore. 
Ci sono quelli che ''No, una relazione a distanza non dura'' e poi tradiscono anche la persona che gli abita a due km da casa. Ma come facevano una volta senza telefoni, internet? Ci pensate mai? Eppure i loro amori sono quelli che provano i vostri nonni. 
Quelli del ''Relazione sì, ma non impegniamoci troppo''. Non è forza di coraggio sappiatelo, è solo essere codardi, perché un giorno rimpiangerete di non essere stati capaci di accarezzare la guancia della persona che amavate sussurrando TI AMO. Perché avevate paura che tutto sarebbe finito, perché volevate ancora divertirvi, perché volevate essere liberi il sabato sera mentre passavate da un divanetto all'altro con qualcuno. 

Avete paura ad amare,
ma la voglia di dimostrare quanto siete bravi a far soffrire c'è la mettete sempre tutta. 

giovedì 12 maggio 2016

Combatti.

Non per gli altri, non per chi te lo chiede, non per chi lo vorrebbe.
Combatti per vederti sorridere, per te stessa.
Perché se combatti allora credi ancora in qualcosa.
Non devi arrenderti, chiunque può uscire da ogni situazione.
Anche quella in cui pensi in cui niente si può fare.
Hai il diritto di chiuderti in te stessa,
hai il diritto di spaccare la faccia a chi ti ha rovinata,
hai il diritto di odiare,
hai il diritto di chiederti perché proprio a te è toccato stare così male.
Ma hai anche il diritto di rialzarti,
di guardarti allo specchio e di trovare la forza dentro di te per essere ancora più forte.
Non scegliamo noi di nascere, ma scegliamo noi come vivere la nostra vita.
Ogni cosa può cambiare, il dolore non è per sempre.
Se sei ancora viva, anche quando dovevi essere morta già da un pezzo è perché qualcosa vuole che tu combatti.
Chiamalo destino, chiamalo dio, chiamalo fato, chiamalo come credi, ma c'è una ragione per la quale tu sei ancora in piedi.
Non importa se stai male da sei mesi, due anni, sei anni o quindici anni, ma datti l'ennesima possibilità di farcela.

Potrebbe essere quella della svolta definitiva.


22 aprile 2014

Dura da affrontare non è l'alimentazione da cambiare o migliorare, 
dura da affrontare è il diavolo che hai dentro di te, che ti risucchia ogni energia vitale riducendoti in una polvere impossibile da poter raccogliere perché troppo piccola e fine. 
Sei condannata a vita ogni volta che rivolgi il tuo pensiero alla tentazione, 
sei senza forze quando cedi, 
sei ormai morta quando sei piena di sensi di colpa. 
Non c'è l'hai più con nessuno, 
nemmeno con te stessa, 
forse decidi solo di abbandonarti a ciò che meriti, perché in fondo se sei ancora a terra dopo anni è così che deve rimanere. 
Non ti rimane niente, se non la voglia di alzarti e spaccare i muri con le poche forze che hai. 
Non vuoi niente, se non il coraggio di dire 'basta' a ogni dolore che provochi tu stessa. 
Non credi in niente, se non nella musica e nel potere curativo dello sfogo attraverso la scrittura. 
Non alzo più il cielo in cerca di una stella cadente per esprimere il solito desiderio che non si avvererà mai, se per prima non ci credo io. 
Non ho più la resistenza per sopportare il ''peso'' delle lacrime, e nemmeno più quelle scendono, persino loro hanno paura di sporcarsi della mia maledizione. 
Mi sento veramente sporca e macchiata di un crimine contro me stessa. 
Tanti ''vorrei'', tante ''speranze'', tanti ''domani sarò migliore'' hanno perso il loro valore. 
Non sono la sola ad abitare il mio corpo, siamo in due ed io non ho più paura del mondo fuori. 
L'unico vero nemico è dentro di me, ho cercato di distruggerlo in tutti i modi umanamente possibili e non ha ancora funzionato. 

In due non possiamo vivere,
uno dovrà morire e io onestamente le armi a terra non le voglio ancora riporre. 

3 giugno 2014

Tutto cambia.
Le persone, il paesaggio, le stagioni, le cose, i momenti, i sentimenti e le paure.
Tu non puoi controllare nulla, non sei padrone più di niente quando vedi che ogni cosa sotto i tuoi occhi sta cambiando e non riesci a coglierne né la gioia né il dolore.
Non capisci da che parte faresti bene a rimanere, non distingui più il bene dal male, fai le cose ''tanto per'', perché devi e non perché vuoi, perché quello che VUOI, non lo vuoi neppure più tu, o almeno fingi che sia così, per evitare di passare ogni singolo momento della tua giornata a chiederti come sarebbero andate le cose se avessi preso una strada diversa.

Cerco di essere migliore in ogni cosa che faccio, e non perché mi piaccia, ma per il semplice motivo che ormai la mia testa si è trasformata.
E' successo nell'esatto momento in cui ho ''accettato'' una vita diversa da quella che desideravo, ho ''accettato'' di veder crollare i miei sogni, ho ''accettato'' il fatto di non saper più sognare, di essere ormai troppo grande per certe cose, ho ''accettato'' di lasciare per sempre il mio unico talento, ho ''accettato'' di fingere tutto d'ora in poi.
E così è successo.
Vivo ''tanto per''.
E vorrei solo che le persone che mi stanno vicine sappiano che non è stata questa la mia idea di vivere, non erano queste le mie ambizioni. 
Egoismo? 
No, non c'è più problema per questo, perché la mia testa ed io abbiamo steso un patto:
''Quello di non farmi mai più piangere per la perdita del mio grande sogno, e che al posto di questo doveva rendermi più forte, cancellando ogni giorno che mano a mano trascorrevo.''
Ho passato anni della mia vita a immaginarla, un giorno, più bella che mai, e ho sbagliato, sì mi son terribilmente sbagliata.
Non avrei mai creduto di starmene qui seduta un giorno e raccontare ogni evento spiacevole che mi accade e che a malincuore accetto.

Ho dimenticato persino cosa ho fatto l'altro ieri sera,
è così grave il fatto di non voler più ricordare ogni giorno schifoso che passo?


mercoledì 11 maggio 2016

Perché vanno sempre avanti i peggiori?

Perché il meglio lo ottengono solo le persone che non conoscono nemmeno il significato di ''combattere per un sogno''? 
Perché queste persone non devono mai sudare per ottenere ciò che desiderano? 
Perché hanno sempre qualcuno pronto a fargli da scudo anche quando sono nel torto marcio?
E perché, invece, esistono persone che devono costantemente battersi anche solo per sopravvivere alla giornata?
Perché questo mondo funziona correttamente per le persone marce e non per i giusti?
Perché c'è chi soffre una vita intera e ottiene una misera ricompensa di serenità quando le viene fatta una carezza sul viso?
Perché ci sono persone che hanno tutto e si lamentano ugualmente? 
Perché ci sono persone che non hanno nemmeno la sicurezza di avere almeno dieci euro nel portafoglio, e nonostante questo sono comunque sorridenti? 
Questo mondo è sempre stato alla rovescia, e la verità è che nessuno deve contare su nessuno. 
Ognuno di noi c'è la deve fare da solo in queste situazioni. 
Troppa gente ha promesso di non abbandonare la persona cara, ma l'ha fatto. 
Troppa gente ha chiesto di essere sostenuta dalla propria famiglia, e questa le ha voltato le spalle. 
Perché più nessuno insegna ai propri figli il rispetto verso i meno fortunati, i meno agiati e i più sofferenti?
Io non lo chiamo spirito di sopravvivenza o ''legge del più forte'', perché anche chi possiede un'immensa fortuna, può avere bisogno di essere risollevato, e se non si dà mai nulla, non si può pretendere di ricevere. 
   

15 giugno 2014


Mi ricordo che la mia psicologa mi chiese di raccontarle il periodo più brutto della mia vita. 
Mi son detta che ci sarebbero state tante cose da scrivere, ma una senza dubbio fu quella che rovinò la mia esistenza.

Se questa domanda mi fosse stata fatta l'anno scorso avrei certamente risposto che l'evento più brutto della mia vita è stato l'abbandono di mia madre quando avevo 14 anni. 
Ma adesso so che la cosa più brutta che temevo di vivere, è stato quando ho dovuto abbandonare la vera me stessa per inseguire qualcosa che non mi appartiene e che non riesco a realizzare con totale interesse. 
Ogni giorno, a partire dal risveglio penso a come essere forte e a trovare un motivo per non crollare mai, e per non avere paura delle mie reazioni folli che potrei scatenare. 
Nel momento in cui ho capito chi avrei voluto essere e che cosa avrei voluto fare, ho dovuto lasciar tutto e intraprendere una strada che non ho cercato io, ma che invece mi ci hanno spinto. 
''Non potrebbe mai capitare a me'' e invece è successo. No, forse non è nemmeno questo il peggio. 
Il peggio credo sia quando ho cominciato a far capire le mie vere passioni e intenzioni, e la mia famiglia ha finto di non comprendere e ascoltare, e hanno approfittato della mia debolezza. Non dovrebbe succedere in una famiglia questo, e invece è successo. 
Più cercavo di rialzarmi e più mi buttavano a terra, più facevo vedere che io ero diversa da loro e più loro cercavano di trovarmi mille ragioni per sminuirmi e farmi sentire una fallita. 
E tutto questo ha creato un susseguirsi di eventi che sconvolsero completamente la mia esistenza, facendomi perdere completamente il controllo della mia vita, lasciandomi sfuggire anche le occasioni più importanti del momento. 
Non so chi sono davvero, ma qualunque cosa sono, ho imparato ad accettarlo.


23 ottobre 2013

Oggi è stata un'altra giornata storta, 
una delle tante in queste ultime tre settimane. 
Una delle tante in cui credevo di aver sconfitto quel mostro che mi divora l'anima istante dopo istante.
Ho ancora quelle patatine sul fondo del mio letto, le osservo e penso a quanto non sarò mai abbastanza forte da permettermi di resistere a non caderci per l'ennesima volta.
Quelle patatine sono la prova di un'ennesima ricaduta, insieme a tanti altri cibi ingurgitati in poche ore.

Ora? Ho solo tanto vuoto dentro il mio cuore. Non lo sento nemmeno respirare. Ormai ho persino paura di svegliarmi al mattino e non sapere se potrò superare le prime tre ore senza lasciarmi andare.
Non so se arriverò a fine giornata con la convinzione di aver superato un brutto momento.

Il buongiorno? Per me è un'utopia, ormai lo valuto solo a fine giornata.
Io non vedo più davvero il sole risplendere e calare.
Io non sento più il battito di un cuore felice,
non vedo più la bellezza nelle piccole cose.
Mi sento di essere tornata nei tempi della preistoria in cui faceva paura sapere cosa c'era dietro l'angolo.
Mi sento un'anima persa.
Non mi riconosco più.
Mi guardo allo specchio e non vedo più me.
Non sono io questa e purtroppo non lo scelto.
Per gli altri è facile giudicare:
''Fatti curare, fatti vedere, abbi il coraggio di...'' 
Se dico che ormai ci sono caduta troppo dentro forse un motivo c'è.
Pensate che a me piaccia starmene così?
Pensate che mi piaccia andarmene a letto con lo stomaco che esplode,
con la testa incasinata di rabbia e rimorsi,
con quei fottuti jeans che non riesco ad allacciare,
a quella maglia che evidenzia troppo gli errori commessi,
a quelle scarpe troppo basse per una che vuole camminare a testa alta.

A volte invidio quelle persone carismatiche, piene di iniziativa, frizzanti,
e a volte mi chiedo perché io ho così timore allo stesso tempo di tutto questo.
Non c'è più nulla che va.
E cosa mi è rimasto?
Io. A pezzi. Non so come ricompormi.
Mi butto sempre a terra.
Mi sembra un incubo, e sento che peggioro sempre di più.

Ho solo bisogno di spiegare le ali,
e' così tanto difficile lasciarmelo fare?


2 Luglio 2014


Me la porterò sempre dietro, non basta cambiare città o andare in vacanza per qualche giorno. 
No, ti segue ovunque, anche mentre sei felice lei arriva e ti trascina con sé nello sprofondo. A questa malattia non sai dirle di no in fondo, è sempre stata un'amica quando ti sentivi a terra. Solo che ora è troppo, ti prende e non ti lascia più. Non ti permette di respirare o una via di fuga, e tu con forza cerchi di liberarti. 
Da fuori non si vede niente e sembra tutto normale, ma le prove che in realtà niente va bene è sotto la maglia che nasconde i chili di troppo, i braccialetti che confondono quei tagli sui polsi, i miei occhi stanchi e sempre arrossati, i miei denti doloranti, il mio corpo sempre fiacco e il mio silenzio anche quando dovrei arrabbiarmi brutalmente. 
Nei film ci sono sempre scene in cui, anche la persona più sola, viene chiamata o cercata, 
scene in cui c'è sempre qualcuno che ti sta aspettando in un posto che non immagineresti nemmeno, 
scene in cui c'è sempre qualcuno pronto a consolare il tuo dolore, 
scene in cui chi se ne va per rabbia, poi ritorna sempre perché ti vuole troppo bene per lasciarti.
Questi film che ti illudono, 
poeti del cazzo che ti mettono in rima due frasi facendoti credere che gli amori possono durare per sempre. 

Ma la realtà è che chi è solo rimane solo, 
e chi spera che qualcuno ritorni, quest'ultimo non ritornerà mai. 






martedì 10 maggio 2016

La vittoria sulla bulimia.

Non posso raccontare nei minimi dettagli tutto ciò che ho passato, ma tutto quello che ho capito è che non esiste la soluzione definitiva e giusta (purtroppo). 
Vorrei tanto dirvi che sono sempre la stessa di un tempo, che nulla è cambiato, ma non è più così.
Mi rendo conto che non è così semplice riprendere da dove ho lasciato, come speravo.
Chi mi ha conosciuto malata e poi guarita, mi ha chiesto che cosa provo adesso, che cosa sto facendo, come affronto la vita di tutti i giorni, come reagisco ai dolori, ai rifiuti e alle situazioni spiacevoli.
Sembrano domande semplici, ma credetemi che non lo sono. Mi verrebbe meglio raccontare tutto questo in un video, ma diverrebbe più lungo di questo post.


Si cambia dopo la malattia.
Non si è più gli stessi semplicemente perché vogliamo cancellare ogni piccola parte di noi stessi che viveva con il diavolo.
E' una forma di scudo che allacciamo saldamente al nostro petto, sperando che possa reggere a ogni colpo. Poi, quando ci sentiamo pronti, lo slacciamo e permettiamo di farci colpire un paio di volte dal nostro nemico, per testare la nostra forza.
Cadiamo, ci rialziamo, scappiamo... ma poi torniamo sul posto di combattimento e affrontiamo. Funziona esattamente così il cambiamento.
La mia testa è come se avesse completamente dimenticato il dolore che provava nei momenti in cui tutto mi sembrava la fine.
E' un gran sollievo accorgersi di esserne usciti dopo aver creduto nel peggio ogni singolo momento.
Con estrema sincerità, nessuno è stato vicino a me, perché io ero rimasta sola per scelta. 
Volevo riuscirci indipendentemente.
Nel momento in cui ho smesso di affidarmi agli altri, a psicologi, famiglia e amici, ho iniziato a vivere.
Subito cadi tante volte, hai paura di cedere nelle abbuffate, nei vomiti, di scegliere la morte come fine al malessere interiore che ti mangia viva. Ma poi, realizzi che la vita ha ancora tanti motivi per essere vissuta. Così un giorno, senza senso, apparentemente disastroso come la immaginavi la sera prima, si trasforma in un nuovo inizio.
Cambi tutto. Capelli, modo di vestire, di truccarti, di parlare e di porti con gli altri.
Coraggiosamente ti fai quella domanda che temevi da tempo:
Che cosa ti serve davvero per essere felice ed essere te stessa?

Contro la volontà dei tuoi familiari, la fiducia degli amici decidi di lasciare tutto ciò che aveva causato la sofferenza.
Lasci quel lavoro opprimente, vai via da quella casa così soffocante, mandi al diavolo quegli amici falsi e insignificanti, abbandoni quel carattere ingenuo e docile che conservavi da ormai troppi anni per timore di deludere qualcuno. Finalmente te ne vai in un posto che diventerà la tua fortuna, un posto in cui qualcuno ti accetta con tutti i tuoi difetti, un posto in cui non hai più paura di dire quello che pensi, in posto in cui riesci ad esternare ogni sentimento, emozione e lacrima senza giudizio. 
Ed è così che si vive per davvero.
ESSERE SE STESSI NEL BENE O NEL MALE di qualcuno e di sé stessi.
Ho imparato che non esiste niente di peggio che annullare la propria essenza per il volere degli altri.
Imparate ad imporvi, a rifiutare se qualcosa non vi interessa, a dire di ''no'' se non vi piace, a dire basta se volete smettere, ad arrabbiarvi se vi fanno arrabbiare, imparate a scoprire voi stessi nel più profondo. 
E' un viaggio che può durare un giorno o anni, ma dovete farlo... per il vostro bene, per la vostra felicità, cosicché nessuno potrà imporre la sua.
Imparate a conoscervi, non vergognatevi mai di quello che siete, non interessatevi dei giudizi altrui, ci dovranno fare l'abitudine a vedervi nel modo opposto a quello che avrebbero voluto vedervi.

Cosa fate quando volete riemergere?

Cosa fate quando avete detto BASTA per l'ennesima volta e invece ci ricadete di nuovo?
Come vi sentite quando siete rotti, stanchi, sfiniti nell'anima?
Cosa succede ai vostri occhi, gonfi di lacrime, quando vi perdete nella gente?
Basta un attimo e tutto ciò che si è costruito svanisce, tutto crolla, promesse ed intenzioni. 
È questa la malattia.
Io odio chiamarla bulimia.
Sono passati anni dall'ultima ricaduta, ma ancora sento il frastuono dei miei pensieri, l'odio verso quel cibo frantumato dentro di me, la sensazione di sconforto dopo i sensi di colpa.
C'è l'ho fatta sì, ma qualcosa rimarrà sempre incastonato, come un diamante prezioso in un anello, o l'acqua tra gli scogli.
Ricordo tutto, ogni singolo istante.
Puoi cambiare anche cento volte una pettinatura, farti dieci tatuaggi per segnare il giorno della fine, andare in mille posti diversi, ma tanto lei, la malattia, rimarrà dentro la tua anima, sempre pronta ad avvicinarsi a te quando sente lo scricchiolio dei tuoi pensieri, quando vorresti mollare di nuovo.
Ma poi, ci ripensi e guardi tutto al lavoro fatto dietro di te, agli sforzi quotidiani, e così vinci tu stavolta, si vince ogni volta che la si chiude con un lucchetto, si vince quando si riesce a controllarla.

Perché siamo noi i padroni di noi stessi e della nostra mente, e non dobbiamo più permettere alla bulimia di prendere possesso della nostra vita.